«Rovine e macerie»

Obliare, rimemorare, edificare

Convegno di Studi
Pompei 17-18 novembre 2005


Abstract


prof. Mario Costa

Tecnomondo e resti.



L’ingiunzione della tecnica non è tanto quella di “disvelare il reale come ‘fondo’ ”, così come un Heidegger ancora troppo baconiano vorrebbe, ma quella di trasformare ogni “dato” in “fatto”.
Le origini di questa concezione della tecnica si trovano in Vico, nel suo criterio del “verum et factum convertuntur” e nel suo uso delle etimologie come grimaldelli per accedere alla verità.
La filosofia di Vico apriva dunque veramente ad una filosofia della tecnica e non della storia, così come poi è stato.
La trasformazione del mondo da “dato” in “fatto”, cioè la sua trasformazione in tecnomondo, è ormai compiuta.
E’ questa una situazione che non sfugge agli attuali “ricercatori estetici” che hanno preso il posto degli artisti e che tematizzano e investigano ormai, con strumenti tecnologici, niente altro che la varia fenomenologia della tecnologizzazione del mondo.
Ma il tecnomondo non è privo di “resti”, di residui non ancora assimilati o del tutto inassimilabili, che minacciano la sua compattezza dall’esterno e dall’interno.