«Rovine e macerie»

Obliare, rimemorare, edificare

Convegno di Studi
Pompei 17-18 novembre 2005


Abstract


prof. Bruno Moroncini

Saxa loquuntur.
Le rovine di Benjamin
.




Saxa loquuntur. S. Freud

1) Doppio senso del titolo: le rovine come oggetto di riflessione da parte di Benjamin e le rovine come esito della vita di Benjamin. Ciò che ci resta di Benjamin sono le sue rovine: la rovina della vita di Benjamin e la teoria benjaminana delle rovine. C'è da chiedersi se per comprendere la portata concettuale della rovina come categoria materialistica della storiografia non sia necessario entrare in un divenir-rovinoso della soggettività (pensare alla categoria della Ruinanz elaborata da Heidegger negli anni venti).

2) La lettura di Jean-Claude Milner: le macerie della IX tesi altro non sono che il nome ebreo di Benjamin che non è stato salvato né dalla politica rivoluzionaria - patto Stalin-von Ribentropp - né dalla letteratura. Russia e Francia hanno tradito le aspettative. II processo di assimilazione e la sostituzione dello studio scientifico allo studio farisaico della Torah come unico modo di conservare l'identità ebraica in assenza di stato sono miseramente falliti. I tentativi di conciliazione producono macerie. Interpretazione della tesi sull'Angelus Novus.

3) Bisogna coniugare il tema delle rovine e delle macerie con il tema politico. La crisi delle aspettattive di conciliazione offerte dalla politica e dalla scienza implica che la nuova politica si presenti come l'organizzazione del nichilismo, cioè dell'impossibilità dell'accordo fra le classi (saggio sul Surrealismo) e la nuova scienza storiografica si declini come una scienza dei rifiuti. All'estetizzazione delle macerie bisogna opporre la politicizzazione dell'arte vale a dire in generale la politicizzazione della scienza.